Meitu, rischi reali dietro l’app per i selfie manga?

Avrete sicuramente già visto su Facebook e su Instagram dei curiosi selfie in cui i vostri amici assomigliano a protagonisti di manga e anime. Il merito – o la colpa? – di questa nuova tendenza nell’autoscatto è da attribuire a Meitu, un’applicazione per iOS e Android divenuta celebre in pochissimo tempo. Disponibile per il download gratuito, Meitu trasforma le vostre foto aggiungendovi i tipici occhioni da personaggio dei fumetti e un’aura patinata molto tipica. L’applicazione non fa discutere solo in quanto tendenza, ma ha fatto nascere un vero e proprio allarme privacy.

Alcuni ricercatori esperti di sicurezza online hanno analizzato Meitu scoprendo che l’app, per funzionare, richiede l’accesso ad una preoccupante varietà di dati dell’utente: non solo alla fotocamera, ma anche posizione GPS, informazioni sull’operatore telefonico, sulla connessione WiFi, particolari sulla SIM card utilizzata, eventuale jailbreak applicato al dispositivo e dati personali che seguirebbero tutte le azioni compiute dall’utente su Internet. Una quantità di dati discutibile, se pensiamo che si tratta di una semplice applicazione per la modifica delle foto.

Secondo altri analisti, come Will Strafach di Verify.ly, Meitu richiede accesso a molti dati personali, ma nulla di fuori norma. Jonathan Zdziarski, esperto di sicurezza su iOS e ricercatore, ha invece dichiarato:

Potrei analizzare il codice di Meitu per giorni. Per la maggior parte è composto da “spazzatura”, ma non ci vedo niente di particolamente pericoloso. Ciò però non significa che non ci sia nulla da prendere sul serio. La cosa impressionante è il numero di pacchetti di tracking e di analisi dei dati che hanno inserito nell’app. Ne ho contati almeno una dozzina. Di solito non ne servono così tanti, a meno che non si vendano i dati raccolti.

Un portavoce di Meitu ha prontamente chiarito che l’applicazione si avvantaggia di una forte partnership con Google Play partecipando anche al prestigioso programma Sand Hill, dedicato a progetti potenzialmente virali. Le policy legate all’app chiariscono inoltre come i dati raccolti vengano limitatamente esposti a terze parti. I dati raccolti sono effettivamente quelli elencati dagli esperti di sicurezza, ma – secondo il portavoce – vengono utilizzati solo per migliorare le performance dell’applicazione e offrire pubblicità più mirate al consumatore.

Cosa fare, quindi? Utilizzare Meitu oppure lasciar perdere? Tutto dipende da quanta attenzione ponete alla vostra privacy: vi interessa maggiormente preservare dati personali o preferite avverare il sogno di vedervi come un manga?

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